Il recente attacco aereo statunitense contro la base siriana di Shayrat, giustificato dal presidente Donald Trump con la necessità di punire Assad, considerato responsabile di un attacco a base di armi chimiche contro il suo stesso popolo, ha dato vita ad una serie di effetti a cascata.
Tra i quali quelli che hanno visto un deciso rafforzamento del prezzo dell'oro sui mercati delle materie prime, del resto abbastanza prevedibili dagli analisti.
Come è ormai noto, l'oro è considerato il bene rifugio, per eccellenza.
Una nomea che deriva in particolare dalla sua tendenza a conservare e, spesso, rafforzare il proprio valore nei periodi in cui i mercati sono soliti denotare una certa volatilità.
Tra i periodi in questione, vanno ricordati soprattutto le crisi economiche e quelli in cui i venti di guerra tornano a soffiare in maniera minacciosa.
In periodi di questo genere, gli investitori, in particolare quelli più grandi, tendono infatti a lasciare da parte le operazioni connotate da profili di rischio troppo elevati, concentrandosi proprio sull'acquisto di oro.
Un acquisto che non riguarda naturalmente l'oro fisico, ma i contratti che ne regolano la compravendita.
Va peraltro messo in rilievo un modo del tutto peculiare di agire dei mercati: quando un grande operatore, capace di spostare grandi risorse, inizia a spostare i propri investimenti sull'oro, gli altri tendono ad imitarlo, moltiplicando in tal modo l'effetto venutosi a creare. In conseguenza di ciò, la quotazione del metallo prezioso tende a salire in maniera vistosa, ricompensando infine la decisione presa.
Cosa è successo alle quotazioni dell'oro quindi?
In pratica, è proprio la situazione che si è venuta a verificare dopo l'attacco missilistico statunitense contro la Siria, giustificato dalla necessità di impedire alle truppe governative di dare vita ad operazioni belliche contro le popolazioni civili.
Sin dalle prime ore successive al raid, le quotazioni dell'oro sono così tornate a schizzare verso l'alto, spingendo come al solito i grandi investitori a farne incetta.
Se si pensa che subito dopo l'evento, la crisi si è addirittura ampliata, coinvolgendo anche la Corea del Nord, sembra abbastanza plausibile pensare che per alcune settimane, al minimo, la tendenza al rialzo dell'oro dovrebbe continuare senza soluzione di continuità.
Una tendenza che potrebbe essere alimentata anche dalla possibilità di un rapido deterioramento delle relazioni tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea da una parte, e Russia e Iran dall'altra, con la Cina per ora in stato di vigile attesa. I primi segnali in tal senso sono stati molto evidenti, con il governo statunitense pronto a minacciare un ulteriore intervento contro la Corea del Nord, Paese che ormai da anni, come del resto l'Iran, sta portando avanti un suo programma nucleare, giustificandolo con la necessità di dotarsi di armi in grado di dissuadere altri governi dall'attaccarlo. La tensione che continua a montare di ora in ora, sembra naturalmente destinata a fornire segnali agli operatori, abituati a valutare con la necessaria freddezza l'evolversi delle situazioni.
Anche in questo caso, la possibilità che possa nascere uno scontro bellico, pur limitato, è naturalmente destinato ad alimentare la corsa all'acquisto di oro.
In definitiva, si tratta quindi di uno scenario da incubo per i normali cittadini, ma non per chi è abituato a valutare con freddezza tutte le ipotesi in campo, in modo da operare le proprie mosse sui mercati.