Lo sviluppo economico di una nazione è sempre stato saldamente legato alla produzione e all'utilizzo delle materie prime. La crescita economica globale, in particolare, è dettata dalla domanda e dalla possibilità di utilizzo delle risorse naturali e minerali. E proprio a riguardo delle risorse minerarie, va detto che l'elevato sfruttamento che si è registrato a partire dagli anni Ottanta ha dato un forte impulso all'utilizzo di metalli e di minerali, creando però una serie di problematiche sia ambientali sia, soprattutto, di utilizzo futuro.
Una situazione che viene soprattutto evidenziata nell'economia americana e cinese, che hanno un valore di produzione di minerali che supera i settantamila miliardi di dollari, anche se, negli ultimi anni, ha subito un drastico calo. Calo che si è registrato negli Stati Uniti e in Cina come in molti altri paesi che da questi due colossi economici dipendono basando parte della propria economia sull'importazione delle risorse minerarie statunitensi e cinesi.
Per comprendere pienamente il problema della crisi bisogna ricordare che quando si parla di risorse minerarie non si parla solo ed esclusivamente di pietre preziose, ma anche e soprattutto di materiali lapidei, combustibili e metalli a uso industriale. L'elevato sviluppo tecnologico ha dato vita a una richiesta sempre maggiore di particolari metalli come il tungsteno, il niobio, il tantalio e alcune terre rare. Tra i paesi che maggiormente producono impianti tecnologici e utilizzano tali metalli, tra cui l'oro ovviamente,ci sono naturalmente la Cina e gli Stati Uniti, ma proprio questi stati, dopo un boom di utilizzo di tali materie prime registratosi nel primo decennio del duemila, ha visto un drastico arresto della richiesta.
Per circa dieci anni la domanda mondiale di materie prime o prodotti tecnologici è stata ampiamente sostenuta da tutti i paesi in crescita, paesi che, a causa della loro instabilità economica e politica, hanno esaurito il loro potere d'acquisto, complice la crisi mondiale che ha investito le loro economie.
E alla crisi economica si è accompagnata la crisi del settore minerario, a causa dell'esaurimento di alcune importanti miniere con conseguente drastico calo in borsa per alcune materie. Inoltre, l'esaurimento del mercato tecnologico ha portato a una sempre minore richiesta di dispositivi che utilizzano i metalli rari e questo ha prodotto un ulteriore calo nel prezzo dei minerali. Si aggiungano poi le scelte economiche e di mercato della Cina, che ha chiuso la vendita di determinati metalli al Giappone, agli Stati Uniti e all'Europa (si ricorda che la Cina detiene oltre il 90% di estrazione mineraria di molte terre rare). Una scelta dettata non solo dal timore di una concorrenza tecnologica, ma anche dalla consapevolezza che il mercato delle terre rare, proprio a causa della saturazione del mercato della tecnologia di consumo, non crescerà più negli ultimi anni, se non molto lentamente.
Al business in decadenza delle terre rare si va ad aggiungere quello di oro, altri minerali e pietre preziose, anche esso connesso in primis all'andamento dell'economia mondiale e in secondo luogo all'esaurimento delle miniere stesse. Ma se per superare questo problema si sta già pensando all'apertura di giacimenti sottomarini, per risolvere la situazione socio-politica mondiale che ha portato alla crisi economica, ci vorrà molto più tempo.